La Procura di Lecce – secondo quanto riferisce l’Ansa – vuole continuare a indagare “su eventuali ritardi, omissioni, manipolazioni nella diffusione della Xylella, il batterio killer che sta uccidendo gli ulivi del Salento”.
Ormai la situazione sembra essere sfuggita di mano. È diventata ormai una battaglia ideologica, con la complicità delle Istituzioni che si stanno dimostrando non all’altezza del compito, come d’altra parte emerge dalle accuse mosse dall’Unione europea.
Così, anziché fronteggiare l’emergenza, si cerca un capro espiatorio cui attribuire le responsabilità di una brutta pagina che sta interessando la Puglia olivicola mettendola in serio pericolo in una delle sue economie più floride. Di conseguenza- come riferisce l’Ansa – “nonostante lo scorso 17 luglio siano scaduti gli ultimi sei mesi di proroga, i pubblici ministeri titolari dell’indagine, Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci hanno deciso di non archiviare il fascicolo aperto nel 2015 chiedendo al gip di poter continuare a indagare su tre dei dieci, tra ricercatori e funzionari, già iscritti sul registro degli indagati, quelli su cui maggiormente sarebbero emersi elementi tali da necessitare un ulteriore approfondimento penale”.
“Per tutti gli altri indagati invece – riferisce sempre l’Ansa – quanto eventualmente sarà raccolto in questa nuova tranche d’indagine, non potrà essere utilizzato come prova di colpevolezza. Dopo l’estate gli investigatori della Forestale depositeranno ai Pm l’informativa finale sulla quale stanno ancora lavorando. L’ipotesi di reato resta quella di diffusione colposa di malattia delle piante”.
La Xylella, questa storia infinita, è ormai diventata l’immagine della inefficienza delle Istituzioni, oltre che il campo d’azione per una battaglia ideologica senza sosta.
La foto di apertura è di Luigi Caricato