Quando un consumatore deve acquistare un extra vergine deve orientarsi all’interno di un mondo che spesso non conosce, o che conosce solo superficialmente. Si trova davanti a scaffali tappezzati di etichette che segnalano il sottocosto, l’offerta del momento.
Insomma, ciò che conviene di più.
Ed è proprio il prezzo più basso ad attirare l’attenzione di chi acquista, senza considerare una cosa fondamentale: il tipo di olio in un piatto, o in una preparazione, fa la differenza.
L’unicità dell’olio risiede infatti nella sua capacità “sartoriale”, di essere personalizzato e fatto su misura per ogni suo abbinamento, così come è accaduto con il vino.
Purtroppo, questo concetto non è scontato neanche tra gli operatori professionali della ristorazione, e molte volte le scelte ricadono su oli che non sanno valorizzare la pietanza e non elevano sensorialmente la ricetta.
Serve conoscere tutti gli ingredienti che si impiegano. Questo è un appello a tutti, proprio a tutti, perché ognuno di noi mangia, cucina, esplora nuovi sapori costantemente.
E quindi, dell’olio, va colta la profondità del suo profilo, considerando le caratteristiche che oltre a essere peculiari per via delle cultivar di olivo, derivano da tratti territoriali e pedo-climatici specifici.
L’extra vergine non può essere limitato alla sola definizione di condimento, ma è un alimento completo e funzionale, la cui assunzione giornaliera reca benefici importanti alla nostra salute.
Il concorso qualità Milan International Olive Oil Award, MIOOA, seleziona le migliori produzioni e mette in mano ai consumatori, chef, ristoratori una guida completa alla scelta di questo prodotto: Il grande libro dell’olio. Guida ragionevole ai migliori extra vergini del mondo in commercio
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In apertura, foto di Olio Officina©