Tra i cibi poverissimi, ma appetitosi, i Testaroli della Lunigiana, stanno facendosi un certo spazio. Fatti di farina (di farro) acqua e sale, la pasta che ne deriva è cotta tra piastre di ghisa o di terracotta, al forno.
Essendo i dischi di questa pasta (morbida come quella delle Galette Bretoni, ma più spessa) precotti, basta tagliarla a quadri o losanghe e bollirla in acqua salata per un minuto, affinché rimangano morbidi ed elastici.
Abitualmente il testarolo viene condito con pesto genovese. Nel nostro caso il pesto definito banalmente verde, è una variante così composta:
– Basilico fresco a volontà
– 40% di pinoli
– 40% di semi di zucca sgusciati
– 1 scologno fresco
– 1 cucchiaino di Alga Spirulina (che accentua il verde e apporta nutrienti)
– Olio monocultivar Picuda Venta del Baron
– Parmigiano Bonati di 4 anni, a neve, senza risparmio.
– Pepe Tellicherry
– Sale
Il “già finiti?” dei commensali è autoesplicativo.