In Molto Rumore per Nulla, commedia scespiriana ambientata a Messina, a un certo punto (Atto II, scena prima), Beatrice, nipote di Lionato, esclama: civil count, civil as an orange. Il gioco di parole verte su Seville, pronunciata in inglese come civil. Evidente il richiamo agli aranci di Siviglia, che ancora oggi si importano in Gran Bretagna.
Nella famosa traduzione di Sergio Baldi troviamo, molto liberamente: conte verde, verde come un limone, e un po’ del color della gelosia.
Vent’anni fa, o più, Vittorio Frosini, in un aureo libretto di Sellerio, partì da questo civile come un arancia, per sviluppare alcune considerazioni sull’identità siciliana.
E Manlio Sgalambro, funereo e ringhioso come sempre, un giorno scrisse – e ci cavò pure un libro – che i mandarini insegnano a vivere. A lui dovettero averlo insegnato così bene che, quando l’agrumeto paterno non bastò più per assicurargli di che vivere, prese a insegnare lui stesso. E a scrivere…
Oggi, forse gli agrumi insegnano ai produttori a piangere.
Non a caso, la più grave malattia delle arance, flagello degli ultimi tempi, si chiama tristeza…
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Ecco, mi dicono che, a Parigi, in questo momento, un kg di limoni costa anche 5 euro. A Londra non so…Chiederò a Caterina Soffici. Nelle zone di produzione, invece, la prima scelta non supera di molto i 30 centesimi (ed ha avuto anche un minor valore), mentre lo scarto si aggira sui 16 cent. Considerato che la raccolta incide per una cifra compresa tra gli 8 e i 15 centesimi, cui vanno aggiunti altri due/tre cent di trasporto, non occorre essere un bocconiano per fare due conti…fallimentari.
Ma c’è dell’altro, se possibile ancora peggio. E’ il disamore, la scarsa considerazione, la spavalda sciatteria con cui la gente (fossimo a Roma si direbbe la ggente…) guarda ai prodotti della terra in generale e agli agrumi in particolare.
Il camion bianco è posteggiato alla garibaldina fin dentro l’agrumeto, che fa da corona alla mia cantina e dove una squadra di operai sta raccogliendo i limoni. Appena arrivo in auto, lo percepisco subito come una nota stonata e so immediatamente che non appartiene ai raccoglitori, che è un corpo estraneo, un vulnus insinuatosi in casa mia con un carico di maleducazione grande quanto l’ingombrante cassone. Non so perché, ma possiedo un istinto infallibile per questo genere di cose. Infatti… Il panzone arranca con aria indolente e annoiata verso il camion. Che immagino per un attimo come un guscio, un gigantesco carapace dal quale l’uomo non dovrebbe separarsi. Ha due sacchi pieni di limoni e quando gli chiedo spiegazioni e gli ingiungo di lasciare a terra il maltolto, quasi non crede alle sue orecchie. Lui non stava rubando: ha solo preso delle cose che gli servono e non valgono nulla. Inoltre, non sono neanche tutti prima scelta…L’idea di scusarsi, o chiedere il permesso, non lo sfiora. Si sente nel giusto: sta compiendo un atto, nel sentire collettivo, legittimo, normale, non censurabile.
In pratica, in torto sarei io, che me la prendo così tanto per un danno economicamente irrisorio, di pochissimi euro. La mancanza di rispetto, la maleducazione, perfino l’ingresso in casa d’altri, non sono avvertiti come comportamenti socialmente riprovevoli, perché non hanno un rilievo economico (l’unica cosa che conti in questa società lutulenta) e perché il teatro in cui si svolgono è la campagna, una natura generosa che in fondo ha sempre soddisfatto tutti, più o meno gratis… Qui nessuno, pur se sprovvisto di terre, comprerebbe un sacchetto di arance o un kilo di limoni… Si ricevono in regalo o, semplicemente, si raccolgono…
Ecco, fin quando non impareremo a dare il giusto valore ai frutti della terra, anche e soprattutto nei luoghi di produzione, non ci sarà speranza per l’agricoltura. Uncivil orange. Uncivil lemon…
La foto di apertura è di Silvia Ruggieri